Mele - Feste Patronali

Mele

Genova (GE), Liguria, Tags: ,

SANTO PATRONO

Sant’Antonio abate

DATA DELLA FESTA PATRONALE

15 agosto

DESCRIZIONE DELL’EVENTO

Tradizionale pellegrinaggio al Santuario N.S. dell’Acquasanta con la cassa processionale del Maragliano, capolavoro del barocco genovese. La processione ha inizio in mattinata alle ore 8.30 e si snoda per le vie principali del paese (accompagnata dagli artistici ‘Cristi’, dalla banda musicale e dai fedeli), fino a raggiungere il santuario NS dell’Acquasanta, nell’omonima frazione termale del Comune. La processione riprende alle 17.30 da Acquasanta per ritornare con le stesse modalità a Mele

PROGRAMMA PER LA FESTA DI SANT’ANTONIO ABATE A MELE IL 15 AGOSTO 2011

La Confraternita organizza per il 15 Agosto la solenne processione al Santuario di N. S. dell’Acquasanta con la sfarzosa ed imponente cassa di SANT’ANTONIO ABATE, celeberrima opera del Maragliano da poco restaurata.

PROGRAMMA:

Ore 8:30 – Inizio della processione dall’oratorio di Sant’Antonio Abate in Mele
Ore 9 – S. Messa Comunitaria sulla Piazza del Municipio
Ore 12 – S. Messa al Santuario di N. S. dell’Acquasanta
Ore 17:30 – Funzione di congedo – Ritorno a Mele

Parteciperanno alla processione gli artistici “CROCIFISSI” di altre Confraternite. Presterà servizio la banda musicale “Città di Voltri”. La Festività sarà coronata da stand gastronomici con Ravioli fatti a mano e gli inimitabili Fûgassin.
Pesca di beneficenza – Attrazioni Varie

CONFRATERNITA SANT’ANTONIO ABATE

L’esigenza degli uomini di Mele alla metà del ‘500 era provvedere alla salute spirituale tramite l’intercessione dei Santi e della carità cristiana col mutuo aiuto tra confratelli.

Le prime notizie pubblicate fanno capo a tre documenti. Il primo del 13 novembre 1536 nel quale Marco Cattaneo, Arcivescovo di Rodi e vicario dell’Arcivescovo di Genova, da facoltà agli uomini di Mele di fare una Casaccia, in onore di S. Antonio; il secondo del 5 novembre 1540 nel quale, dallo stesso, viene permesso agli uomini di Mele di fare un cimitero presso la chiesa di S. Antonio; nel terzo del 1541 Marco Cattaneo, diventato Arcivescovo di Colossi, accorda quaranta giorni di indulgenza a chi visita la chiesa e la casa dei disciplinati sotto il nome e l’invocazione di S. Antonio e la cappella di San Sebastiano nel giorno della festa del titolare.

Si ha menzione successiva solo nella visita apostolica che Mons. Francesco Bossi effettuo alle chiese della città e della diocesi di Genova nel 1582 e della quale sembra di capire che a distanza di cinquanta anni dall’erezione della Casaccia l’insieme degli edifici doveva essere di una natura architettonicamente semplice se lo stesso ordina che le finestre siano chiuse con della tela almeno d’inverno e si imbianchino le pareti.

Il 1630 è la data di inizio della sequela dei “Libri di conti” o di altro genere dai quali, per i successivi tre secoli fino ai nostri giorni, si ricavano la maggior parte delle notizie sulla Confraternita, l’Oratorio e le opere d’arte in esso contenute.

La vicenda edilizia della Cassa dei Disciplinati di San Antonio è ancora da indagare appieno, ma dopo una prima indagine condotta sui rendiconti di spesa sembrerebbero individuati due momenti costruttivi: un primo nel 1634 e un secondo nel 1757. E’ molto interessante, a tal proposito, notare come nella memoria storica della comunità di Mele proprio questo avvenimento architettonico ed economico, che coinvolse tutti gli starti sociali formanti l’essere della Confraternita, sia rimasto vivo nella memoria orale modificandone il fatto concreto di lavori nella Casa dei Disciplinati (1757) nella realtà apparente dello spostamento di tutta un’ala di fondazione.

Costante è, inoltre, l’attenzione da parte dei Priori alla conservazione e alla manutenzione dell’edificio; difatti sono documentati continui pagamenti per lavori di muratura, falegnameria ed altro. Ma la cura maggiore è dedicata all’officiatura delle funzioni sacre e delle celebrazioni delle festività: acquisto di cera, di “cappe” e di “michette”, pagamenti delle messe celebrate in suffragio dei defunti, elemosine e regalie ai predicatori per i sermoni, sono le voci che più ricorrono all’interno dei registri dell’Archivio. Ma anche l’intento di abbellire ed arricchire il patrimonio artistico è ben rilevato fin dal primo “Libro di conti” e prosegue per tutti fino ai nostri giorni.

Le due opere d’arte più importanti e per il quale l’Oratorio è giustamente conosciuto sono il ciclo pittorico di Carlo Giuseppe Ratti con “Storie di vita di San Antonio Abate” (1777-1782) e la cassa processionale di San Antonio Abate di Anton Maria Maragliano (XVIII secolo). Non bisogna, comunque, dimenticare tutte le altre cose che sono state testimonianze dell’impegno della Confraternita nel tempo.

E infine per completare un sommario quadro delle vicende storiche, va fatta menzione dell’evolversi della tradizione religiosa e processionale. Già all’epoca della costituzione l’esternare la pratica della devozione cristiana era un compito preciso della confraternita e ciò si attuava in varie attività sia interne all’Oratorio che esterne. La recita dell’ufficio dei morti in suffragio dell’anima di confratelli era ed è uno dei compiti più pregnanti del confratello e dei diversi capitoli degli statuti ne regolano l’esecuzione.

Allo stesso modo il pellegrinaggio in chiese limitrofe, sia portando in processione la Croce la “casaccia”, in occasione di festività religiose come l’Assunta o San Bernardo, era sentito come momento di coinvolgimento per tutta la comunità.

Con molta probabilità durante le processioni si eseguivano “quadri sacri” accompagnati da musici e cantori, ne sono testimonianza alcune fotografie dei primi decenni del secolo.

IL SANT’ANTONIO ABATE DEL MARAGLIANO

La grande scultura in legno, realizzata secondo le più recenti indicazioni tra il 1703 e il 1710 e acquistata nel 1874 dalla Confraternita locale, rappresenta Sant’Antonio Abate contemplante il corpo di San Paolo Eremita con due leoni che scavano una fossa mentre l’anima sorretta da angeli s’invola al cielo.

Un piccolo angelo sorregge la mitra e il pastorale, vicino ci sono sia il maialino che il fuoco ardente simboli iconografici del Santo.

E’ una delle poche opere processionali del Maragliano dove l’evento è racchiuso in se stesso e non aperto in forma di rappresentazione devozionale.

Colpisce sia la grande base scolpita a rocce e decorata da verzure e piccoli animali che la rarefatta pacatezza dell’ambientazione e delle poche figure.

La prima, forse, unica libertà dell’esecutore; la seconda, forse, precisamente indicata dai committenti dell’opera: i confratelli dell’Oratorio (oggi distrutto) sotto il titolo del Santo in Strada Giulia, ora Via XX Settembre, detto “dei Birri” ossia la polizia dell’epoca.

Le figure dei santi sono grandi al vero. Sant’Antonio ha l’abito proprio del suo ordine monastico con il simbolo della Tau sulla spalla destra, San Paolo è vestito con una tunica di stuoia intrecciata tipica degli anacoreti (eremiti) della chiesa orientale dei primi secoli.

Solo gli angeli e il manto dell’anima hanno decori tipici delle stoffe genovesi del tempo.

Molto bella è la base rocciosa a cui si appoggia San Paolo e da cui si imposta il vorticoso girare di nuvole e angeli sorreggenti la figura, più piccola del vero, dell’anima in estasi.

E’ un grande esempio del Maragliano che unisce genialità artistica e maestria nel trattamento del legno, un capolavoro del barocco genovese.

L’opera è tuttora portata processionalmente, una volta l’anno il 15 agosto, da squadre di 16 uomini e il suo peso si stima in oltre 10 quintali.

Per tutti a Mele è “uno di famiglia” perché il Sant’Antonio Abate esprime l’identità collettiva e le tradizioni più amate e sentite dei melesi.

Questo tesoro dell’arte, tra il settembre 2009 e il maggio 2010, è stato sottoposto a complessi e delicati restauri realizzati nel laboratorio di Antonio Silvestri a Santa Maria in via Lata, che occupa gli stessi spazi dove aveva sede l’antica Confraternita genovese che per prima commissionò l’opera al Maragliano.

Prima degli interventi l’opera è stata sottoposta a una batteria diagnostica completa, a partire dagli esami radiografici per valutarne anche la staticità e verificarne l’anima metallica che aveva subito manomissioni, probabilmente in buona fede, che però ne hanno irrigidito la struttura e provocato fessurazioni.

Sono state verificate anche la qualità, l’essenza e la datazione del legno e con stratigrafie e prelievi colorimetrici l’originalità della struttura pittorica, di pregio assoluto ed ora riportata in luce.

E’ stato inoltre eliminato l’ingombrante bordo del basamento ligneo aggiunto successivamente perché, oltre ad appesantire l’estetica dell’opera ne aveva alterato il ritmo con l’asportazione delle decorazioni a ramarri, foglioline e fiori che sono state ricollocate nella posizione originale.

Il 5 giugno 2010 la maestosa cassa processionale lignea è stata montata in piazza a Mele e riconsegnata alla Confraternita tra grandi festeggiamenti.

 

 

INFO

Sito del comune: http://www.comune.mele.ge.it

 

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