Locri
FESTA PATRONALE
Santa Caterina
DATA DELLA FESTA PATRONALE
DESCRIZIONE DELLA FESTA PATRONALE
Al tempo in cui il litorale Jonico la comunità dei fedeli invocava l’uso di un fabbricato adibito allo smercio del sale quale edificio da adibirsi a culto, nella città di Gerace di chiese ce n’erano moltissime, tanto che dieci erano dedicate ai vari San Nicola.
C’era quella di Camobrecone, di Scacciamortaro, delle Monache, del Cofino, dei Caracciolo, di Dogerone, de Praja, di Favorcato, del trisapio e anche quella detta del Caos.
Dieci chiese erette a gloria di santi che solo il Signore può dire dove si trovino nel calendario…
A quei tempi i vescovi(siamo a metà dell’ottocento) facevano il loro ingeresso solenne in cattedrale cavalcando un bianco cavallo tenuto dalle redini dal sindaco della città.
E poichè alla Marina la popolazione cresceva, mons Del Rio, sensibile alle necessità spirituali della popolazione, espose al cardinale superiore le richieste di quella gente.
“Di chiese-disse- a Gerace Marina ce n’è una sola e piccolissima in muratura con tre altre di legno”.
Poi a causa del crescente movimento di forestieri e per ragione di vari uffici, trasferì alla Marina le parrocchie di San Biagio e di S. Maria del Mastro. Non potendo dislocare pure le confraternite, la banda musicale e le altre usanze, il crescente paese conservò con nostalgia, la descrizione fatta dal Lear sulla processione al Castello. “Era una scena curiosa -scrisse- . Centinaia di contadini, mentre la sera scendeva, danzavano alla musica degli zampognari: velate in nero le donne, sistemate in fila nelle terrazze della rocca, sedevano come oscure statue contro il cielo ombrato; le melanconiche e massicce rovine normanne incombevano sopra il nebbioso golfo con triste grandezza; la luna piena appariva alta nel cielo…”
Scomparse le donne col velo nero sulla testa, le congreghe con la mozzetta colorata e le zampogne, oggi resta solo nel cielo la luna piena.
I santi che prima venivano portati devotamente a spalla , ora vengono posti su un camion con i fiori e l’altoparlane per i canti sacri.
Un privilegio riservato acomunque soltanto alle due Madonne, quella della Provvidenza e quella dell’Immacolata, Patrona della città.
Tutti gli altri, da San Biagio a Santa Geltrude, da Santa Rita a Santa Barbara,restano chiuse dello stipo di legno.
In cento anni tutto è cambiato: la chiesetta in muratura e le atre tre piccole di legno, sono solo un lontano ricordo del passato. Il vescovo adesso, dal Sagrato della nuova Cattedrale, può dire, come ha detto la notte di capodanno, risalendo coi fedeli la strada campestre verso la gloriosa Gerace per la marcia della pace, che il “vento della speranza continuerà a soffiare dalla Locride su tutta la Calabria”.